Astarto (Zeno e Pariati), Venezia, Pasquali, 1744

 ATTO PRIMO
 
 Luogo magnifico con trono reale nel mezzo.
 
 SCENA PRIMA
 
 ELISA, FENICIO, NINO e AGENORE, popoli, soldati, eccetera
 
 ELISA
 Non più. Così risolvo. Oggi in Clearco,
 il cui braccio, il cui zelo (Scendendo dal trono)
 è pubblica salvezza e mio riposo,
 abbia Tiro un regnante, Elisa un sposo.
 AGENORE
5L’abbia ma un breve indugio...
 ELISA
                                                           È un gran periglio.
 Sinor l’idra rubella
 fu senza capo. Or l’ha in Astarto.
 NINO
                                                             Astarto
 giacque sin dalle fasce.
 ELISA
                                            E pure in lui
 sogna fama bugiarda e cieco sdegno
10l’aure alla vita e le ragioni al regno.
 NINO
 Un nome vano è tuo terror?
 ELISA
                                                     Degli empi
 ei dà pretesto all’armi. Un re, che io scelga,
 rompe le trame ed in Clearco io il voglio.
 AGENORE
 (Misero cor! Sposa tu perdi e soglio).
 ELISA
15Fenicio, e tu sì mesto
 nella sorte del figlio?
 FENICIO
 Temo ne’ tuoi favori il suo periglio.
 Sposo di Elisa e possessor del trono,
 mille rivali avrà, mille nimici.
 ELISA
20Gli avrà ma suoi vassalli. Invan contrasti.
 Abbia l’amor di Elisa e quel gli basti.
 
 SCENA II
 
 GERONZIO e i suddetti
 
 GERONZIO
 Regina eccelsa, il vincitor Clearco
 riede a’ tuoi lidi. Empiono l’aure amiche
 le trionfanti vele; e intorno al fianco
25de’ gloriosi abeti
 l’onda fa forza all’onda,
 per vaghezza di trarli
 o sola o prima ad afferrar la sponda.
 AGENORE
 (Perfide stelle!)
 NINO
                                Il duolo affrena e soffri. (Ad Agenore)
 ELISA
30Venga, Geronzio, il sommo duce; e primo
 il genitor lo incontri
 col lieto avviso. Ei gli dirà qual merto
 lo porti al trono e per qual man lo innalzi.
 Gli dirà...
 FENICIO
                     Sì, regina,
35la sua grandezza, i doni tuoi; ma insieme
 a lui dirò che ambizion nol tragga
 le sue rovine ad accettar, che al fasto
 ponga confin, moderi i voti e sappia
 ben ravvisar la donatrice e il dono.
 ELISA
40Sì ardito...
 FENICIO
                       Col mio labbro
 il buon suddito parla.
 ELISA
 Ma non parla il buon padre. Eh, ti sfavilli
 men guardingo dagli occhi ’l cor festoso.
 Va’, Clearco è tuo re.
 FENICIO
                                        (Non mai tuo sposo). (Si parte)
 ELISA
 
45   Speranze, godete.
 Vedrete sul mio trono
 chi regna sul mio cor.
 
    Più degno fassi il regno,
 allor che uniti sono
50la maestà e l’amor.
 
 SCENA III
 
 NINO e AGENORE
 
 NINO
 A chi arride la sorte,
 Agenore, si applauda e si rispetti.
 AGENORE
 Rispettare un rival? Può consigliarlo
 l’amante di Sidonia,
55non quel di Elisa. Altri pensieri io volgo.
 Odimi e fido sii.
 NINO
                                 Te ne assicuro
 su l’amor di Sidonia, a te germana.
 AGENORE
 Nino, l’avrai, bel guiderdon di fede.
 NINO
 E di tenero amor dolce mercede.
 AGENORE
60Sai che, vera o bugiarda
 la fama sia, vive di Astarto il nome
 nel cieco volgo. Elisa
 ne ha tema e pena. Offre, minaccia, ascolta
 e di tutti diffida.
 NINO
65Grandezza e gelosia van sempre unite.
 Ma in che ti serve il suo timor?
 AGENORE
                                                           Diretto
 finsi un foglio a Clearco, ove di Elisa
 si decreta l’eccidio. A’ piè vi è scritto
 di Astarto il nome e regio impronto il chiude;
70l’avrà ben tosto la regina; e in lei
 tradimento sì enorme,
 spenti gli affetti, accenderà lo sdegno.
 Cadrà l’indegno e forse
 non vil frutto trarrò dalla mia frode.
 NINO
75Ti assista amor; ma temo.
 Reo, che al giudice piace, è già innocente.
 AGENORE
 Cesserà di piacer, s’è traditore.
 Preval sempre in chi regna
 ragion di stato a tirannia di amore.
 
80   Senza core e senza ingegno
 a goder mai non si va.
 
    Io dal core attendo un regno,
 dall’ingegno una beltà.
 
 SCENA IV
 
 NINO e poi SIDONIA
 
 NINO
 (Gioite, o mie speranze... Ecco la bella.
85Ben mi arride il destin...)
 SIDONIA
                                                 (Giovi schernirlo).
 Signor.
 NINO
                 Qual novo ossequio?
 SIDONIA
 A quella fronte, onde il real diadema
 spargerà di grandezza
 vestigie luminose,
90reca il guardo ed il piede
 di vassallo rispetto i primi omaggi.
 NINO
 Sidonia...
 SIDONIA
                     A quella man nata agli scettri,
 dal cui cenno temuto
 penderà riverente
95il destino de’ popoli e de’ regni,
 ossequioso labbro i primi voti
 reca del fausto impero e i primi baci
 dell’umile servaggio in essa imprime.
 NINO
 (Resto confuso). In me tu vedi ancora
100quel Nino...
 SIDONIA
                         Egli è il mio re. Lo aspetta il trono.
 Il talamo lo invita.
 NINO
                                    Eh, quel non sono.
 SIDONIA
 (Anch’io lo so). Tu quel non sei? Si asconde
 la tua sorte a Sidonia? Hai forse tema
 ch’io vegga con dolor le tue fortune?
105Che far si può? Cedo al destin. Sidonia
 non piange con invidia il ben di Elisa;
 e con pace perdona
 un amore infedele al suo regnante.
 NINO
 (Godi, o mio cor. Beltà gelosa è amante).
 SIDONIA
110È però ver ch’io mi aspettava almeno
 da Nino coronato
 qualche discolpa udir di Nino infido.
 NINO
 (Che bel dolor!)
 SIDONIA
                                (Di sue lusinghe io rido).
 Pur tutto a te perdono;
115sol vorrei che talor dal seggio augusto
 a Sidonia volgessi,
 se non amante, almen pietoso un guardo.
 Lo mertan queste luci, onde si accese
 la tua fiamma che or manca.
120Lo merta questo labbro e questo seno
 che tua gloria chiamasti e tuo conforto.
 Lo merta... Ah, dove andate, o voti miei?
 Quella che fui per Nino ancor son io;
 quel che fosti per me, tu più non sei.
 NINO
125Io diverso da me! Perché? Rispondi.
 SIDONIA
 Elisa...
 NINO
                Non la bramo.
 SIDONIA
                                            E sei suo sposo?
 NINO
 Nino sposo ad Elisa!
 Io spergiuro a quel volto esser potea?
 SIDONIA
 Semplicetta che sono! Io mel credea.
 NINO
130No, mia delizia. Al sol Clearco è data
 la contesa corona.
 SIDONIA
                                   Oh Elisa ingrata!
 E un rifiuto di Elisa in te mi porti?
 NINO
 Rifiuto non soffrì chi non pretese.
 SIDONIA
 Si concorre ad un ben senza bramarlo?
 NINO
135Mi comprese il Senato
 ne’ capaci del trono;
 ma l’amistà di Agenore e il tuo amore
 fece che in me fosse innocente il core.
 SIDONIA
 A sì bella amicizia
140poco deve il germano.
 NINO
 La sventura di lui non è mia colpa.
 SIDONIA
 Potria la sua grandezza esser tuo merto.
 NINO
 Come?
 SIDONIA
                 Va’, rompi ’l nodo
 per cui regna Clearco.
145Agenore dal soglio
 può renderti contento.
 Va’, pende dalla sua la tua speranza;
 sempre ha ingegno l’amor. Dissi abbastanza.
 NINO
 Intendo. E qual mercede a me prometti?
 SIDONIA
150Qual mercede prometto? Ancor nol sai?
 NINO
 Ma pur...
 SIDONIA
                    Brami di più? Tu mio sarai.
 NINO
 
    Care labbra, amati rai,
 vostro un giorno mi giurai
 per comando del mio cor.
 
155   Or più lieta è la mia brama,
 in sentir che tal mi chiama
 la pietà del vostro amor.
 
 SCENA V
 
 SIDONIA
 
 SIDONIA
 Chi ben ama ben finge; e chi ben finge
 si fa strada al piacer. Nino deluso
160servir pensa al suo affetto e serve al mio.
 La sorella di Agenore in me trova,
 l’amante di Clearco in me non vede;
 e pur sol per Clearco
 la mia speme lusingo e la sua fede.
 
165   Vi sento, sì, vi sento,
 in onta del timor,
 o di un fedele amor
 lusinghe care.
 
    Inganno è il godimento;
170ma così tempro almeno
 le angosce del mio seno,
 ahi, troppo amare.
 
 Porto di mare con navi.
 
 SCENA VI
 
 CLEARCO, che sbarca con seguito, e poi FENICIO
 
 CLEARCO
 
    Spiagge amate, a voi ritorno
 con più fasto e con più amor.
 
175   Ho di lauri il crine adorno;
 ma in catene ho schiavo il cor.
 
 FENICIO
 Figlio, le tue vittorie
 son la base fatal di tue rovine.
 Sott’ombra di favori
180ti si tramano insidie. Intera fede
 trovi un padre che t’ama;
 e nel vicin periglio
 non sia amor, non sia fasto il tuo consiglio.
 CLEARCO
 Ad un padre che parla e ad un tal padre
185tutti impegna Clearco i suoi rispetti.
 FENICIO
 Elisa, odi... Ma giura
 pria di abborrir dono che uccide. Il tosco
 offerto in tazza d’oro è ancor letale.
 CLEARCO
 Giuro. Ma Elisa... (Il cor sta in pena).
 FENICIO
                                                                      Elisa
190ti vuole... Ah, senza orror dirlo non oso.
 CLEARCO
 Segui. Che vuol?
 FENICIO
                                  Suo re ti vuole e sposo.
 CLEARCO
 Padre, io sposo di Elisa!
 FENICIO
                                              Ah, l’empie nozze
 ti fann’ira e spavento. Il cor ti leggo
 sul nobil volto.
 CLEARCO
                              E creder posso?
 FENICIO
                                                             Io stesso
195per tirannico cenno a te ne reco
 l’infausto avviso... Ove, o Clearco.
 CLEARCO
                                                               A’ piedi
 corro di Elisa.
 FENICIO
                             Intendo. Impaziente
 è il magnanimo cor di un atto illustre.
 Vanne e col gran rifiuto un novo lume
200aggiungi alla tua fama.
 CLEARCO
 Fama a tal prezzo?
 FENICIO
                                     E che?
 CLEARCO
                                                    Beltà regnante
 non è facil rifiuto a saggio amante.
 FENICIO
 (Me sventurato!) Ascolta.
 CLEARCO
                                                 A lei mi affretta
 gratitudine e amor. Troppo le deggio.
 FENICIO
205Meno forse le dei di quel che pensi.
 CLEARCO
 Che più dar può dopo sé stessa e il regno?
 FENICIO
 Non prevalga alla gloria un cieco amore.
 CLEARCO
 Per me gloria maggiore
 non v’ha che l’imeneo di una regina.
 FENICIO
210Di una regina, aggiungi,
 colpevole, tiranna, empia, odiosa,
 che de’ nostri monarchi entro le vene
 colorì il manto e che sul trono asceso
 non tiene altri diritti
215che i domestici esempi e i suoi delitti.
 CLEARCO
 Altro delitto Elisa
 non ha che il suo natal. Sicheo suo padre
 fu che uccise Abdastarto. Ella è innocente.
 FENICIO
 La figlia di un tiranno è sempre rea,
220e rea del comun odio.
 Temi una man che seco
 al disonor ti tragga e alla rovina.
 CLEARCO
 Non tragge al disonor man di regina.
 
 SCENA VII
 
 NINO, AGENORE e i suddetti
 
 AGENORE
 Principe, al tuo valore
225dei la tua sorte.
 NINO
                               Alla tua sorte io deggio
 omaggi di rispetto.
 CLEARCO
 Qualunque siasi il mio destino, amici,
 vi ricevo e vi abbraccio.
 AGENORE
                                              Umil vassallo
 ha tutto il suo piacer nel suo servaggio.
 NINO
230E di un tal re l’alma si pregia e gode.
 FENICIO
 Maschera del livor, figlio, è la lode. (A Clearco)
 
 SCENA VIII
 
 ELISA con guardie e i suddetti
 
 CLEARCO
 Donna real, de’ perfidi Fenici
 domo è l’orgoglio e, mosso
 da quel destin che ti vuol lieta e grande,
235vinsi...
 ELISA
                Vincesti, il so; qui a noi precorse
 de’ tuoi trionfi il grido
 e al degno oprar degna mercede scelta.
 CLEARCO
 Già dal labbro paterno
 l’onor ne intesi. In bacio umil concedi...
 ELISA
240Serbinsi a miglior tempo
 sì grati uffizi. Un tuo consiglio or chiedo.
 CLEARCO
 E qual deggio lo avrai fido e sincero.
 Tal fu sempre Clearco.
 ELISA
                                            (Oh menzognero!)
 NINO
 (Sembra turbata).
 AGENORE
                                     (Andò lo strale al segno).
 FENICIO
245(Più che di amor, que’ lumi ardon di sdegno).
 ELISA
 Con qual occhio, Clearco,
 vedresti un disleal che de’ miei doni
 empio abusò, sino a voler tradirmi?
 CLEARCO
 Chi ad Elisa poté mancar di fede
250non attenda da me ch’odio ed orrore.
 ELISA
 Applaudo al giusto voto.
 Ma qual pena imporresti al traditore?
 CLEARCO
 La morte, e cruda morte.
 Complice è dell’error chi nol condanna.
 ELISA
255Lodo il consiglio e in testimon di assenso
 tosto a me la tua spada.
 CLEARCO
 La spada mia?
 ELISA
                              Sì, disleal.
 FENICIO
                                                   Qual colpa?...
 ELISA
 Ubbidisca, che or tempo
 è di pena per lui, non di discolpa.
 CLEARCO
260Mi è legge il cenno. Ecco l’acciar.
 ELISA
                                                             Ti serva
 di carcere la reggia. A voi, miei fidi,
 consegno il reo, te al tuo rimorso.
 CLEARCO
                                                              Almeno
 in che, dimmi, ti offesi? In che peccai?
 ELISA
 
    In che peccasti? In che?
265Chiedilo, iniquo, a te;
 al perfido tuo cor chiedilo, ingrato.
 
    Se dirlo il tuo non sa,
 il mio te lo dirà, troppo ingannato.
 
 SCENA IX
 
 CLEARCO, FENICIO, NINO e AGENORE
 
 CLEARCO
 Principi, un grand’esempio
270non son io di miseria e di dolore?
 AGENORE
 Chi ad Elisa poté mancar di fede
 non attenda da me ch’odio ed orrore. (Si parte)
 CLEARCO
 Sempre s’insulta all’infelice. Io Nino
 spero più giusto in sorte sì tiranna.
 NINO
275Complice è dell’error chi nol condanna. (Si parte)
 CLEARCO
 Vanne, turba infedele;
 fortuna mi ti diede e mi ti toglie.
 Ma non mi tolga il genitor.
 FENICIO
                                                   Clearco,
 al tuo carcer ti affretta.
 CLEARCO
                                            Elisa, oh dio!...
 FENICIO
280Ivi ’l soglio, ivi ’l letto a te destina;
 né tragge al disonor man di regina.
 CLEARCO
 
    Stelle ingrate,
 sfortunato voi mi fate
 ma non son però infedele.
 
285   No, non è per colpa mia
 ma per vostra tirannia
 che il mio ben mi sia crudele.
 
 SCENA X
 
 FENICIO e GERONZIO
 
 GERONZIO
 Signor.
 FENICIO
                 Geronzio, il colpo,
 ond’Elisa cadrà, più non si tardi.
290Il rischio di Clearco
 stimoli aggiunga all’opra.
 GERONZIO
                                                 Altro non manca
 che il tuo cenno a compirla.
 FENICIO
                                                    Il fido stuolo
 vado a raccor; tu pur raccogli i tuoi;
 e pria che giunga al nero occaso il giorno,
295verrai dove al gran nume
 verdeggia il bosco.
 GERONZIO
                                     Ivi mi attendi ed ivi
 disporremo alle insidie il tempo e i mezzi.
 FENICIO
 
    Almi dei
 che in difesa i regni avete,
300proteggete la mia fé.
 
    Fate voi che su quel soglio,
 che un reo sangue empie di orgoglio,
 io riponga il vero re.
 
 SCENA XI
 
 GERONZIO
 
 GERONZIO
 Geronzio, tu tradisci
305la tua regina e la tua fede... Ah, taci.
 La figlia di un tiranno
 non è la tua regina; e la tua fede
 ad Astarto tu devi, il regio erede.
 Dell’amico Fenicio
310servasi al zelo. Ei meco
 vuol la grand’opra in pari onor divisa.
 Sì, per noi regni Astarto e pera Elisa.
 
    Bella fede, a te consacro
 la mia vita e la mia fama.
 
315   Rischio e morte orror non fa
 a un dover, a un’amistà
 che ben serve e che ben ama.
 
 Anticamera alle stanze di Clearco.
 
 SCENA XII
 
 CLEARCO ad un tavolino scrivendo e poi SIDONIA
 
 CLEARCO
 (Sì sì, l’odio di Elisa
 o si plachi o si mora. In voi depongo,
320fide note di amor, l’anima mia). (Scrive)
 SIDONIA
 (Ora è il tempo. Clearco,
 che può Elisa tradir, non è suo amante;
 e s’ei non ama Elisa, a questo volto
 sarà facil trionfo un cor disciolto).
 CLEARCO
325(Io perfido! Io sleale! Amor, tu il sai).
 SIDONIA
 (La sfera del mio foco arde in que’ rai).
 CLEARCO
 (Ecco Sidonia; e forse (Levandosi)
 non inutile giunge al mio pensiero).
 SIDONIA
 (Tacendo io peno e non tacendo io spero).
 CLEARCO
330Qual bontà, o principessa! A reo infelice
 troppo onor tu comparti.
 SIDONIA
 Mal conosci, o Clearco,
 di Sidonia gli affetti.
 Negli acerbi tuoi casi ho tutto il senso;
335ma più di quel ch’esprimo, è quel ch’io penso.
 CLEARCO
 La tua bella pietà mi fa coraggio;
 e il timor di abusarne...
 SIDONIA
                                              A me fa oltraggio.
 Parla. Di che paventi?
 CLEARCO
 Ah Sidonia!
 SIDONIA
                         (Oh sospiro!)
 CLEARCO
                                                    Io peno ed amo.
 SIDONIA
340(Egli ama; e s’io son quella, oh me felice!)
 Compisci.
 CLEARCO
                      Amo.
 SIDONIA
                                   Ma chi?
 CLEARCO
                                                    Su questo foglio (Sidonia prende la lettera e la guarda)
 amor te lo dirà,
 che sul mio labbro ei tanto cor non ha.
 SIDONIA
 Qui della bella al nome
345avido corre il guardo e nol ravvisa.
 Più nol tacer. Dimmi, chi adori?
 CLEARCO
                                                             Elisa.
 SIDONIA
 Elisa?
 CLEARCO
               E se, qual mostri, (Sidonia legge destramente il foglio)
 hai pietà del mio duol, dalle in quel foglio
 un testimon di mia innocenza e dille
350che reo dell’ira sua languisco e moro
 ma che sono innocente e che l’adoro.
 SIDONIA
 (Mie deluse speranze!) Io questo foglio
 darò ad Elisa? Io le dirò che l’ami?
 CLEARCO
 E che? Di tua pietà già sei pentita?
 SIDONIA
355Ma...
 CLEARCO
             Promettesti...
 SIDONIA
                                        Taci.
 Vien la regina; e da te stesso or puoi
 dir tua ragion, giustificar tua fede.
 CLEARCO
 Oh dio!
 SIDONIA
                  Fa’ cor. Si tratta
 di talamo e di soglio;
360dille il tuo amor ma non parlar del foglio.
 CLEARCO
 Tanto farò.
 
 SCENA XIII
 
 ELISA e i suddetti
 
 ELISA
                       Sidonia,
 al suo giudice solo il reo favelli.
 SIDONIA
 Intendo il cenno e ad ubbidir mi accingo.
 (La mia speranza in questo foglio io stringo). (Si ritira)
 ELISA
365Appressati e qui leggi, (Gli dà un foglio)
 leggi se giusta sia
 la tua sciagura e la vendetta mia.
 CLEARCO
 Leggo. «Al duce Clearco».
 Che fia? Le ziffre ignota mano impresse.
 ELISA
370Ma ignoto non ti fia di Astarto il nome.
 CLEARCO
 Di Astarto? Io potrei forse?...
 ELISA
                                                       Eh, tempo avranno
 le tue discolpe. Leggi.
 CLEARCO
                                          (Io son confuso).
 «Duce, fra noi diviso
 il regno avrem. Tu la Fenicia, io Tiro.
375Tu hai la mia fede ed io la tua». La mia?
 ELISA
 Segui, segui.
 CLEARCO
                           «Sol resta
 che per te cada in mia possanza Elisa.
 Tanto giurasti a me. Tanto a te chiede
 Astarto, il regio erede».
 ELISA
380Tu impallidisci e taci e ti confondi?
 CLEARCO
 (Oh inganno! Oh scelleraggine!)
 ELISA
                                                             Rispondi.
 Ma ti fa pena, iniquo,
 veder la tua perfidia
 sì immatura abortir. Più ti addolora
385del commesso delitto il non commesso.
 Su, parla; e fa’ ch’io vegga in quel pallore,
 se non la tua innocenza, il tuo dolore.
 CLEARCO
 Quest’alma, o mia regina,
 perché s’abbia a pentir, rea non si sente.
390Sa d’esser innocente; o d’altro errore
 rea non è che d’amore.
 ELISA
 Piacesse al ciel che amore
 fosse sol la tua colpa. Io l’amerei
 più della tua innocenza;
395né accusarti saprei senza rimorso.
 Il sai, perfido, il sai,
 ahi duol! s’anch’io ti amai. Ma quando vedi
 che, in disprezzo di tanti
 e principi e monarchi,
400te mio re, te mio sposo acclamo e scelgo,
 quando a me non riman che più donarti,
 a te che più bramar, co’ miei nimici
 cospiri a’ danni miei.
 Vuoi regnar con Astarto,
405anzi che regnar meco;
 e divisa con lui la mia corona
 vuoi più doverla, oh dio!
 alla perfidia tua che all’amor mio.
 CLEARCO
 (Rimproveri crudeli!)
 ELISA
410Or di’ le tue discolpe. Ingrato, parla.
 CLEARCO
 A che cercar discolpe, ove tu stessa
 mi accusi e reo mi vuoi? Temo scolparmi
 per timor di spiacerti o di accusarti.
 Sì, mia regina augusta,
415il mostrarmi innocente è un dirti ingiusta.
 ELISA
 No no, mostrami ingiusta,
 purché reo tu non sia;
 amerò l’error mio ch’è tua discolpa.
 Innocente ti voglio; altro non bramo.
420(Ma sia innocente o reo, sento che l’amo).
 CLEARCO
 Tu comandi; ubbidisco.
 Tutte de’ miei nimici in questo foglio
 riconosci le insidie. Essi l’han finto,
 dacché tu m’innalzasti. E avran più fede
425quest’empie note dal livore impresse
 che l’opre mie, che le mie piaghe istesse?
 Io, che pur tante volte
 i tuoi nimici, i tuoi ribelli ho domi,
 a te sarò nimico? A te rubello?
430E il sarò allor che più mi onori ed ami?
 ELISA
 (Care discolpe!)
 CLEARCO
                                 Quando,
 quando in me ravvisasti
 sensi sì ingiusti, alma sì vil? Ma dove
 i mezzi sono? I complici? Ombra ignota,
435questo Astarto dov’è? Come piacermi
 può seco un mezzo regno,
 con infamia ottenuto,
 più che teco un intero,
 meritato con gloria? Ah, sol mi accusi
440che non sai quant’io t’ami, o mio bel nume.
 ELISA
 (Più non resisto).
 CLEARCO
                                   Io t’amo,
 t’amo e tu scorgi ’l più fedel vassallo
 nel più fedele amante.
 L’amor mio ti fa fede
445dell’innocenza mia. Che se da questo
 dolce error mi sovrasta
 la pena mia...
 ELISA
                            Basta, Clearco, basta.
 L’ombre son dileguate,
 spento è il furor. Dove l’amore è forte,
450l’odio è breve o impotente;
 e reo che sa piacer, sempre è innocente.
 CLEARCO
 Tanta bontà...
 ELISA
                            Maggiori
 sien del perdono e dell’amor le prove.
 Guardie, rendasi al prence
455l’illustre acciar. Tu all’imeneo reale
 le pompe affretta. Oggi sarai mio sposo.
 CLEARCO
 Oh favori! Oh contenti!
 ELISA
 Non tardar più. I momenti,
 che doni al tuo piacer, rubi al mio bene.
 CLEARCO
460Teco resta il mio cor.
 ELISA
                                         Teco il mio viene.
 CLEARCO
 
    Care pupille,
 tra mille e mille
 più fido core
 del mio non v’è.
 
465   No, non trovate,
 se lo cercate,
 più saldo amore,
 più pura fé.
 
 SCENA XIV
 
 ELISA e poi SIDONIA
 
 ELISA
 In alma così bella
470come potea covar vil tradimento?
 SIDONIA
 (Lessi ed udii).
 ELISA
                               Tu, che mi fosti ognora
 e sì cara e sì fida, or tutta intendi
 la mia felicità.
 SIDONIA
                             Che fia, regina?
 ELISA
 Innocente è Clearco e pochi istanti
475mancano al mio riposo.
 Oggi re lo avrà Tiro, io l’avrò sposo.
 SIDONIA
 Oimè! (L’arte mi giovi).
 ELISA
 Qual turbamento, amica? E qual pallore?
 SIDONIA
 Perdonami, regina... Entro del seno...
480Non inteso dolor... Convien ch’io parta. (Mostra di partire e si lascia cadere la lettera di Clearco)
 ELISA
 Sinché l’alma riprenda
 il perduto vigor... Le cadde un foglio.
 Sarà di amor, che a giovenil beltade,
 come non manca amor, non manca amante.
 SIDONIA
485Che fec’io? Qual disgrazia? (Cerca con affanno la lettera)
 ELISA
 Sidonia.
 SIDONIA
                   Ah mia regina,
 per quanto hai di più caro,
 rendimi ’l foglio e non l’aprir, se m’ami.
 ELISA
 Ch’io non l’apra? Il divieto
490sprona il desio.
 SIDONIA
                               Ti pentirai, se leggi.
 Il mal non è mai mal, sinch’egli è ignoto.
 ELISA
 Siasi; ma leggerò. (Aprendola)
 SIDONIA
                                     (Questo è il mio voto).
 ELISA
 (Che rimiro!) Le note
 son di Clearco.
 SIDONIA
                              Ei scrisse.
 ELISA
495T’ama egli forse? E forse
 della mia fiamma in onta e del mio soglio
 ei mi manca di fé?
 SIDONIA
                                     Tel dica il foglio.
 ELISA
 «Men grave, o mio bel nume,
 il destin mi saria, senza il tuo sdegno.
500Reo chi vuol mi condanni;
 ma il tuo bel cor mi assolva».
 Clearco a te così?
 SIDONIA
                                  Così Clearco.
 ELISA
 «Deh, se giusta sei tu come sei bella,
 pensa al mio amor, non condannarmi a torto.
505La tua giusta pietà sia mio conforto».
 Che! L’infedel t’ama cotanto? Oh dio!
 SIDONIA
 Presaga del tuo duol, non tel diss’io?
 ELISA
 E tu ancor l’ameresti?
 SIDONIA
 Io quell’ingrato amar che può tradirti?
 ELISA
510Tu il soffri; e questo foglio...
 SIDONIA
                                                     È vero; il serbo
 ma sol per suo rossore e per sua pena.
 ELISA
 Qui a lui venisti...
 SIDONIA
                                    A rinfacciar l’iniquo
 che a sì bella regina è tanto ingrato.
 ELISA
 All’amor mio perché celar l’arcano?
 SIDONIA
515Le angosce rispettai di un cor tradito.
 ELISA
 Tradito? E il crederò? Sì, troppo è chiaro
 in queste note il tradimento enorme.
 Oh spergiuro Clearco!
 Il secondo tuo fallo
520or del primo fa fede; e scorgo omai
 nell’amante infedele il reo vassallo.
 SIDONIA
 (Più bell’inganno ove s’intese mai?)
 ELISA
 
    Lasciar d’amar conviene;
 tradita è la mia spene e la mia pace.
 
525   Ma il traditor sento che ancor mi tiene
 co’ suoi begli occhi tra le sue catene;
 e quant’odio la colpa, il reo mi piace.
 
 SCENA XV
 
 SIDONIA e poi NINO
 
 SIDONIA
 Purché mi cada in seno,
 cada il mio ben dal soglio. Io lo tradisco
530per troppa fé. Ma, oh dio! forse con esso
 tradisco la mia speme. Esser crudele
 puote all’amante ingrato
 colei che fu pietosa al reo vassallo.
 Temo l’ire di Elisa.
535Di Clearco in difesa amor mi chiama;
 e gl’indugi non fa cor che ben ama.
 NINO
 Giunge Nino e tu parti?
 SIDONIA
 (Simulerò, perch’ei mi lasci). E Nino
 qui ferma i passi miei? Da me che brami?
 NINO
540Mi chiedi ancor che bramo? Il tuo bel volto
 per me tel dica.
 SIDONIA
                                Io lo sapea. Di amore
 favelli ad ogni istante.
 NINO
 Sempre parla di amor chi è sempre amante.
 SIDONIA
 (La dimora è mia pena).
 NINO
545Un guardo almen...
 SIDONIA
                                      (Finger mi giovi). Ascolta.
 Non son crudel qual tu mi credi. In petto
 sento anch’io le mie vampe. Anch’io sospiro
 quanto può sospirar tenero core.
 Quello che brami tu, bramo ancor io;
550né minor del tuo foco è il foco mio.
 NINO
 (Me felice!) E fia ver che da que’ lumi...
 SIDONIA
 Escon d’amore i dardi.
 NINO
 Che il tuo core...
 SIDONIA
                                 Infiammò di amor la face.
 NINO
 Che quel bel seno...
 SIDONIA
                                      Amor ferì con l’arco.
 NINO
555(Più non so che bramar).
 SIDONIA
                                                (Ma per Clearco).
 NINO
 Meco sì generosa?
 SIDONIA
                                    A Nino il dice
 l’alma sul labbro e a Nino il giura. Eterne
 saran le mie catene; e tanto piace
 la cara prigionia che per uscirne
560né saprei né vorrei trovarne il varco.
 Amo, che più?
 NINO
                              (Oh destin!)
 SIDONIA
                                                       (Ma il mio Clearco).
 
    Amo e bramo. Di più non dirò.
 Peno e moro. Ti basti così.
 Tu sai ciò che ho nel cor, se ben l’intendi.
 
565   Pur col dirti che amor m’infiammò,
 col giurarti che amor mi ferì,
 saprai qual fu l’amor, se lo comprendi.
 
 SCENA XVI
 
 NINO
 
 NINO
 Sì, quel bel core intendo; ed è mia sorte
 che, con egual desio,
570anch’esso intenda il favellar del mio.
 
    Benché tarda, è sempre un bene,
 quando viene
 agli amanti la speranza.
 
    Ed allor che più si aspetta,
575più consola e più diletta
 e più merto ha la costanza.
 
 Il fine dell’atto primo